Il Friuli Venezia Giulia mette a segno un punto a favore nella disputa lanciata da qualche anno sulla ‘paternità’ di uno dei dolci più conosciuti al mondo, il Tiramisù, che lo vede contendere al Veneto il primato dell’ideazione della ricetta.
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Il famoso dolce freddo a base di biscotti, caffè e crema al mascarpone è stato inserito nella lista dei «Prodotti agroalimentari tradizionali» (Pat) aggiornata periodicamente dal Ministero delle Risorse Agricole e Alimentari. Il dicastero attribuisce la ricetta tipica al Friuli Venezia Giulia, addirittura in due versioni, «bruciando» così il Veneto, che da anni ne fa un vanto della propria cucina recriminando la primogenitura.
Cristiano Shaurli ha comunicato la pubblicazione dell’elenco sulla Gazzetta ufficiale, in due versioni che la regione tramanda come primigenie: quella «carnica», conosciuta come «Tiramisù» o «Tirimi sù», un trancio al mascarpone che sarebbe stato ‘inventato negli anni ’50 all’albergo ristorante «Roma» di Tolmezzo (Udine), e quella «bisiacca», un semifreddo in coppa noto come «Coppa Vetturino Tìrime Su», servita sempre negli anni ’50 alla trattoria omonima di Pieris (Gorizia).
A dare il via all’iter è stata la delegazione di Udine dell’Accademia Italiana della Cucina, attraverso il delegato Massimo Percotto, con l’istruttoria della domanda tramite l’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale Ersa e la Direzione regionale per le risorse agricole.
I «Pat» sono prodotti riconosciuti a partire dal 2000 dal Ministero delle Politiche agricole, in collaborazione con le Regioni, i cui metodi di lavorazione, conservazione, stagionatura sono praticati in un territorio in maniera omogenea per un periodo non inferiore a 25 anni.
«Essere in quell’elenco – ha commentato Shaurli – ha una forte valenza culturale, perché oltre a riconoscerne il nome e l’esistenza, ne evidenzia la tipicità, l’appartenenza storica a un territorio, e può anche rappresentare il viatico a un successivo e ancora più importante riconoscimento», ossia percorso per la registrazione europea DOP/IGP.
Ma la ‘guerra del Tiramisù’ tra Veneto e Fvg non sembra essere conclusa con questo riconoscimento formale. Anzi, le origini della ricetta non sembrano così precise e attestate storicamente, e vertono sulla presenza o meno del mascarpone tra gli ingredienti. Il «tirime su» del Vetturino di Pieris degli anni ’50 sarebbe stato un semifreddo senza mascarpone.
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La prima testimonianza scritta del tiramisù col mascarpone è invece quella di Giuseppe ‘Bepì Maffioli nel numero primaverile della rivista ‘Vin Venetò del 1981, con paternità attribuita un decennio prima a Roberto ‘Loly’ Linguanotto, de ‘Le Beccheriè di Treviso.
Non è chiaro invece se la ricetta del ‘Romà, più datata, avesse il formaggio fresco o ne fosse sprovvista; più probabile la seconda ipotesi, secondo la ricostruzione del giornalista Alessandro Marzo Magno, perché il cuoco tolmezzino Giuseppe Del Fabbro avrebbe attinto dalla ricetta del collega di Pieris. Una disputa storica tutta da dirimere, ma che intanto formalmente – e con la possibilità di approfittare di tante occasioni di promozione agroalimentare e turistica – segna un punto a favore del Fvg.
«Di fronte a questo decreto resto letteralmente basito. Mi auguro che il ministro lo abbia fatto in buona fede e che qualcuno gli abbia rifilato carte non completamente esatte, altrimenti ci sarebbe veramente da preoccuparsi»: a dirlo Luca Zaia, riguardo al decreto del Ministero delle Politiche agricole sul tiramisù «friulano», che si dice pronto a impugnare se non dovessero essere ascoltare le ragioni dei veneti e lo stesso non dovesse essere ritirato.
«Non esiste – dice Zaia, sentito dall’ANSA – che nella politica di protezione dei prodotti con riferimento ai marchi e alle protezioni – ce lo insegnano i grandi marchi come Igp o Dop – si dia una risposta monocratica e unilaterale a un singolo che chiede una protezione. O meglio: non mi sorprende che il Friuli Venezia Giulia faccia una richiesta.
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La avanzi pure e il ministro la recepisca con tutto quello che può sostenere il Friuli Venezia Giulia, ma un ministro ha il dovere di sentire i territori per sapere se qualcun altro ha interessi su questo prodotto.
Firmando questo decreto e attribuendo al Friuli Venezia Giulia questo primo segnale di riconoscimento, il ministero afferma in sostanza che non conta che cinque milioni di veneti siano riconosciuti – soprattutto Treviso – per avere come prodotto tipico il tiramisù, che da noi si mangia veramente dappertutto; che non conta avere un’industria che si è sviluppata intorno a questo prodotto; che non conta avere, oltretutto, una tradizione che ne sancisce una storicità con l’origine e tutto il resto. Io mi chiedo a cosa serve questa guerra tra poveri. Invito quindi il ministro a sospendere il decreto».
«Sarebbe come se noi Veneto – sottolinea – andassimo a chiedere la protezione del marchio della ‘gubanà e nessuno si peritasse di sentire i friulani. Detto questo, chiedo quindi la sospensione del decreto e una audizione dove i veneti porteranno le loro ragioni. Dopo di che, se il ministero deciderà di andare comunque avanti, io non voglio fare il guerrafondaio – perché i problemi della vita sono altri – però non neppure posso farmi passare sopra la testa questo fatto e impugnerò il decreto nell’interesse dei veneti.
Questo anche perché non passi l’idea – visto che lazzaroni ce ne sono sempre in giro – che i marchi si danno a chi arriva prima perché non sta nella storia dell’ottenimento dei marchi che si vince in base al numero del protocollo. I marchi uno li chiede e gli altri fanno le loro controdeduzioni.
Faccio un esempio: noi abbiamo il radicchio di Treviso. Il marchio lo hanno chiesto i trevigiani, dopo di che altri territori come il veneziano hanno chiesto di essere inseriti nel marchio che è diventato comunitario. È con le audizioni che si definisce la perimetrazione, così come per altri prodotti come il grana padano, il prosciutto di S. Daniele e così via».