Nettuno è una delle capitali del pesce del Litorale di Roma. Non è solo questione di materia prima, qui autentico valore aggiunto, ma anche di una solida tradizione di ricette di concreta, immediata convocazione. Basta parlarne con Pino Faraone che, col fratello Francesco, “regna” sui Cacciatori, trattoria aperta nel 1896 da Teresa Faraone, quando il borgo contava appena tremila anime. Erano tempi in cui la vocazione marina di Nettuno si sovrapponeva spesso coi sapori della vicina macchia. I cacciatori andavano a tirare a lepri e cinghiali, mentre al mercato non mancava la presenza dei “ranocchiari”.
Tempi lontani, ma già da allora i clienti si contendevano la mitica minestra di pesce povero passato al pomodoro con pasta spezzata. Magari da accompagnare con una bottiglia di Cacchione, il vino locale prodigiosamente sopravvissuto alla filossera, già descritto da Plinio il Vecchio.
La vocazione a contaminare con gioia il mare e la terra si trova anche in piccole cose. Come l’impiego del pecorino su primi di pesce, senza considerare le belle combinazioni creative che si possono trovare da MaTe (come Mare e Terra), felice indirizzo nel borgo antico. O da Terramadre, dove il risotto viene magistralmente associato a manzo, aringa affumicata e tamarindo.