Rafano, scorzonera, curcuma, zenzero. E chi più ne ha più ne metta. In cucina sono ormai di moda radici e tuberi che crescono interamente o parzialmente sotto terra, ritenuti ricchi di proprietà benefiche. Per alcuni perfino miracolose. Più arrivano da lontano, più è esotica la loro origine e più conquistano le tavole degli italiani alla ricerca della nuova chicca gastronomica. Ma capita di dimenticarci di prodotti ugualmente sani e salutari che coltiviamo in Italia.
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E’ il caso della radice di soncino, che altro non è che una varietà di cicoria (Cichorium intybus) dal sapore amarognolo. Secondo l’esperto di prodotti agricoli Roberto Di Muro, è « disintossicante, depurativa, diuretica, pulisce l’intestino e stimola la flora batterica. Ebbene, questo prodotto ortofrutticolo con tutti questi benefici l’abbiamo in casa».
Il soncino è infatti prodotto nell’area intorno al comune che ha lo stesso nome – Soncino – in provincia di Brescia. A discolpa dello scarso uso c’è da dire che è un prodotto difficile da preparare: le radici vanno pulite per bene dalla terra, bollite a lungo e poi lasciate raffreddare. Ed è di recente la “denuncia” di un produttore di radici di soncino.
«In Italia – ha raccontato al sito specializzato Italiafruit News Giuseppe Cazzoletti, produttore di Mairano – siamo rimasti solo in quattro a produrre le radici amare, su un totale di 80-90 ettari. Una differenza abissale rispetto agli anni Cinquanta, quando venivano coltivate da almeno duecento agricoltori ed erano un alimento base dell’alimentazione invernale». Le statistiche dicono che dalle 100 quintali di prodotto di una ventina di anni fa siamo passati ad appena venti. La famiglia di Giuseppe coltiva radici di soncino da tre generazioni.
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Spiega il giovane produttore «Grazie alle temperature miti, la qualità è altissima: il sapore delle radici tende al dolce e non è per niente legnoso, mentre la consistenza è morbida». Eppure i consumi non crescono. Addirittura ci sono intere zone d’Italia dove la radice di soncino non viene venduta neanche nelle catene di supermercati con innumerevoli referenze.
«Da anni – sottolinea Cazzoletti a Italfruit News – cerchiamo invano di trovare un partner del segmento retail per l’area di Roma, dove vendiamo le radici amare a numerosi clienti privati, tra cui un’azienda che produce mousse e marmellate. Le richieste sono in crescita anche a Napoli e Caserta, e ci fa ben sperare il fatto che registriamo un forte interesse da parte delle giovani generazioni».
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La Gdo romana non le inserisce invece in assortimento probabilmente perché «in molti casi – spiega Cazzoletti – i buyer non le conoscono, non sanno come si possono utilizzare in cucina e nn sanno nemmeno che numerosi dietologi e nutrizionisti le considerano una vera e propria medicina naturale. Il problema, quindi, sta nella conoscenza.
Una quota di persone oggi compra integratori che combattono la flora batterica, ma basterebbe mangiare un piatto di radici amare a settimana per non avere problemi intestinali, spendendo molto meno: circa 5-6 euro il chilo». E allora, non resta che sperare nel ritorno anche a Roma del gusto retrò delle radici di Soncino, dalla consistenza simile ad una patata, e che si adattano ad insalate e minestre, e da cui è possibile ricavare anche liquori ed estratti per erboristeria.
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