Evoluzione post-moderna dell’osteria, il wine bar è entrato prepotentemente nelle nostre abitudini come formula veloce e curiosa per esplorare il pianeta vino dalla più abbordabile prospettiva di un calice. Sul fenomeno ha molto influito anche la crescita dell’interesse per il vino di un pubblico sempre più attento e competente. Non a caso, anche la ricerca e la selezione sempre più attenta di prodotti di nicchia ha reso questi nuovi luoghi gastronomici degli importanti snodi per la divulgazione della cultura dei sapori.
A Roma, fin da pionieri come il Cavour 313 (uno tra i primi a usare l’indirizzo come nome), il Cul de Sac di piazza Pasquino, o il mitico Trimani, forte dell’esperienza di un’enoteca centenaria, il fenomeno si è diffuso a macchia d’olio, intercettando un pubblico sempre più vasto della fascia giovanile alla quale i primi wine bar avevano destinato la loro offerta.
Prodotti e grandi etichette sono un mix che trova nelle evoluzioni post moderne del formato dell’enoteca e della “pizzicheria”. Non per caso sono sempre di più gli appassionati che trovano da Roscioli in via dei Giubbonari o a Casa Bleve l’opportunità di scoprire etichette e prodotti di nicchia di grande emozione.
La ricetta delle polpette al vino bianco
La prima regola è cominciare da una spesa giudiziosa.