Il Pokè ha stregato i palati degli italiani. Da Roma a Milano, le strade si riempiono di “Pokerie”, ristoranti di solito di piccola dimensione molto colorati, in cui è possibile mangiare, da soli o in compagnia, in un pasto veloce o anche più comodo, la famosa ciotola di riso arricchita da pietanze abbinate in numero illimato.
Nasce anche una nuova categoria di buongustai, i Poke-addicted, ovvero i “dipendenti” da Pokè, che hanno fatto del trend food una vera ossessione. Ma quale sia la pronuncia, l’origine e il numero di calorie di questo nuovo cibo che sfida la cucina italiana, rimane ancora sconosciuto ai più.
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Poké, cosa è e come si pronuncia
Il Pokè, maschile singolare, e non “la Poke”, si pronuncia poh-kay, ed è una parola che in hawaiano significa “tagliare a pezzi”. In riferimento alla modalità con cui vengono assemblati i suoi componenti. Il piatto consiste infatti in una preparazione di pesce freschissimo servito crudo dopo esser stato marinato in un mix di spezie esotiche e soia, solitamente in una ciotola o coppettina, la “bowl“.
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La sua creazione in pokeria è di solito personalizzata e il cliente può scegliere gli elementi che andranno a comporre la sua ciotola. Il pesce viene servito su una così detta “base” di riso bianco che può essere però sostituito da riso integrale, quinoa o addirittura insalata. Il pesce da aggiungere sopra la base è di solito tonno, salmone, gamberi o branzino (come da tradizione). Oltre a questi carboidrati e proteine, si aggiunge poi una verdura o un frutto come avocado, mango, fagioli, alghe, radicchio o molto altro.
Fondamentale infine il topping, ovvero la salsa che viene posta ad avvenuta composizione del piatto, tra le tante, la maionese, la salsa teryaki o salse piccanti varie. Per i più golosi si potrà ancora aggiungere un tocco finale; pistacchi, mandorle, cipolla fritta e anche in questo caso la fantasia non ha limiti.
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Origine
Come la maggior parte dei cibi a base di pesce il pokè nasce proprio in riva al mare. Per alcuni le sue origini sarebbero da ricondurre ai pescatori che tagliavano grossolanamente il pesce, magari quello di scarto, per poi comporre la pietanza. Per altri, invece, la sua origine risalirebbe al mondo dei surfisti, bisognosi di un pasto proteico all’altezza della propria attività fisica. Ad ogni modo il Pokè nasce nelle isole Hawaii e ha poi attraversato il Pacifico, spopolando dapprima sulla West coast americana, e poi diffondendosi in tutto il mondo, fino a giungere sulle nostre strade.
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Calorie
Molto difficile stabilire quale sia l’apporto calorico del Pokè. La sua personalizzazione non permette infatti di stabilirne uno standard nutrizionale. Secondo gli esperti, però, la varietà di ingredienti, permetterebbe di considerare il pokè un piatto piuttosto bilanciato. Una ciotola contiene in media circa 300/400 kcal. Ma l’aggiunta di salse dolci e topping fritti e golosi potrebbe far saltare di gran lunga i conti degli attenti alla linea.
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