Un peperoncino al giorno toglie il medico di torno? Parrebbe proprio di si, almeno a quanto sembra far capire la ricerca pubblicata sull’American Journal of Preventive Cardiology da Manpreet Kaur e collaboratori del Dipartimento di Medicina Cardiovascolare della Cleveland Clinic (Ohio).
Gli autori hanno analizzato i dati di oltre 570.000 soggetti di varie parti del mondo tra cui oltre 22.000 provenienti da una ricerca italiana effettuata tra il 2005 ed il 2010 con abitanti del Molise. È stato studiato l’effetto di una alimentazione ricca di peperoncino (confrontata con quella di soggetti che non lo usano) sulla mortalità a distanza per varie cause.
La quantità di peperoncino tra i consumatori variava, a seconda dei vari studi, da oltre quattro volte a settimana ad una volta a settimana almeno. Ed anche il follow up variava da 7,2 fino a 18 anni. I risultati sono indubbiamente interessanti. Chi usa il peperoncino ha una riduzione della mortalità per qualsiasi causa del 13% inferiore a quella di chi non mangia piccante.
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I nervi
Più in particolare la mortalità cardiovascolare si riduce del 17%, quella per neoplasie di vario tipo si riduce dell’8% e la probabilità di avere eventi cerebro-vascolari si riduce addirittura del 22%.
L’uso frequente e regolare del cibo piccante sembra quindi migliorare la nostra salute non solo cardiovascolare, ma anche per altre patologie. Ed in effetti un altro studio di Jun Lu e Lu Qi pubblicato sul British Medical Journal effettuato analizzando i dati della China Kaddoorie Biobank su oltre 450.000 soggetti seguiti per una media di oltre sette anni, aveva dimostrato una chiara relazione tra consumo di cibi piccanti e sopravvivenza.
Paragonato a chi consumava peperoncino una volta a settimana, chi lo consumava tutti i giorni aveva una riduzione del rischio di mortalità del 14% inferiore, in particolare per una riduzione delle malattie infettive e respiratorie. E tale percentuale era ancora più marcata in chi non consumava alcolici.
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Il diabete
Quale la causa di tanto benefici effetti? Un ruolo importante sembrerebbe averlo la presenza, nel peperoncino, di capsaicina e di-idrocapsaicina. Recenti studi hanno documentato che il recettore per queste sostanze è distribuito in modo ubiquitario nel cervello, nei nervi sensitivi, nella vescica e nei vasi sanguigni. Il ruolo della capsaicina nel contrasto all’infiammazione ed allo stress ossidativo dei tessuti è noto da tempo. Come anche la sua azione protettiva in alcune malattie metaboliche quali l’insulino resistenza il diabete o l’obesità.
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Le salse
La quantità di peperoncino o di capsaicina necessaria per contrastare tali patologie non è chiara e certamente può variare da persona a persona per cui non è possibile dare indicazioni sulla dieta. Si può però affermare che alcuni comportamenti alimentari sono meglio di altri. Tra insaporire il cibo con sale o con salse e condimenti grassi piuttosto che usare il peperoncino piccante o il pepe, è decisamente meglio usare le spezie.
Antonio G. Rebuzzi
Professore di Cardiologia
Università Cattolica Roma
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