Il condimento
Sapete dove e quando nasce la definizione di olio vergine d’oliva? Fu teorizzata nel Seicento sulla rivista Maison Rustique: è vergine solo quello lavorato da contadini/e che non hanno mai violato il letto altrui. Parola di francesi che in fatto di olio non hanno però nulla da insegnarci. «Nel mondo è indiscussa la nostra qualità, il prodotto italiano è considerato eccellenza pura, ancora più del vino», testimonia Matteo Frescobaldi, trentesima generazione di una famiglia che ha fatto la storia del vino italiano. Da alcuni anni il giovane imprenditore si dedica esclusivamente all’olio. «Come non usiamo più dire semplicemente vino rosso o vino bianco, anche per l’olio – suggerisce – dobbiamo imparare a scegliere tra territori, uliveti, zone, colline. Cioè tra caratteristiche diverse».
Olio sul fuoco
Esiste una tecnica molto lenta di cucina, l’oliocottura, che deriva da un antico metodo di conservazione. «Consiste – spiega Fabiola Pulieri di Cucina a Sud – nel far cuocere a bassa temperatura, dai 40 agli 80 gradi, gli alimenti immersi nell’extravergine. Generando una barriera sulla superficie del prodotto, l’olio ne conserva l’integrità naturale. Si differenzia dalla frittura perché con la prima si cuoce a bassa temperatura mentre con la seconda il punto di fumo deve essere molto alto». «L’oliocottura – aggiunge – si può effettuare immergendo direttamente l’alimento nel pentolino. Oppure cuocendolo sottovuoto in una busta sigillata che non permette l’entrata dell’ossigeno».