Le bevande
La storia in un bicchiere, anzi in due. Le icone dell’italian life-style, il Negroni e l’Aperol, hanno superato i 100 anni! Sicuramente il conte fiorentino Camillo Negroni e i fratelli padovani Luigi e Silvio Barbieri non avrebbero mai immaginato di essere ricordati dai posteri per le loro bevande. Eppure, oggi il Negroni è tra i cocktail più bevuti al mondo. L’Aperol è alla base di un altro cocktail italiano di straordinario successo mondiale: lo spritz, inizialmente bevuto nei bacari, i tipici bar veneziani, accompagnato dai “cicchetti”.
Sulla storia del Negroni Luca Picchi, tra i bartender più famosi d’Italia, ha scritto per Giunti Editore Una leggenda italiana (224 pagine, 17 euro). Dalle sue ricerche emerge la figura del conte Camillo Negroni, vissuto a inizio Novecento fra New York e Firenze. «Non ci si stupirebbe – dice Picchi – se su di lui facessero un film. Rampollo agiato, quanto agitato, Negroni è stato cowboy, maestro di scherma, giocatore d’azzardo e frequentatore tanto di
salotti, quanto di bar di ogni tipo, dal Grand Hotel alla Drogheria Casoni. Ed è proprio in
quest’ultimo locale di Firenze che la leggenda racconta che il conte abbia dettato a Fosco Scarselli, il suo barista di fiducia, la ricetta del Negroni. Un terzo di vermouth rosso, un terzo di bitter e un terzo di gin».
Quella ricetta ne ha “figliate” centinaia, a partire dalla più nota, il Negroni sbagliato. Gaetano Massimo Macrì, esperto di American Bar per Blueblazer, chiede provocatoriamente: «Costruito direttamente nel bicchiere? In coppetta senza ghiaccio o nel classico tumbler? La fetta d’arancia o solo la scorza? Con l’aggiunta per i più “viziosi” di qualche goccia di un bitter aromatico (magari piccante o vanigliato)?». A ognuno, quindi, il suo Negroni.
La città natale dell’Aperol è invece Padova. Il nome prende ispirazione dal termine Apéro, aperitivo in francese. La ricetta originale – combinazione di erbe e radici in infusione – è rimasta segreta e invariata nel tempo.
Le ricette
Famiglia importante quella dei Barbieri, come ricorda Luigi (quarto) Barbieri: «Il mio trisavolo, l’abate Giuseppe, era un tipo eccentrico, fumantino e anche un po’ libertino, fraterno amico di Ugo Foscolo, che scrisse le Ultime lettere di Jacopo Ortis proprio a casa sua a Torreglia. Fu massone e napoleonico. Deluso dalla cessione di Venezia all’Austria da parte dei francesi, scelse l’esilio. Quando volle tornare a Praglia a fare l’abate, il vescovo di Padova glielo impedì per evidenti motivi politici. E allora per vendicarsi passò le ricette dei liquori dei frati benedettini al nipote Luigi e nacque la nostra prima distilleria». Nel bicchiere il sapore della storia.
La ricetta del Negroni, del Negroni sbagliato, del Negrosky e del Bencini
Il Negroni è nell’elenco ufficia dei cocktail dell’International Bartending Association, l’associazione mondiale dei barman. La ricetta, quindi, è codificata. Prepararlo è molto semplice, come anche le sue varianti. Ecco quindi la ricetta del Negroni, del Negroni sbagliato e del Bencini.