Liquori
Sono gin ma non sono gin. Legalmente non possono chiamarsi così e allora vengono definiti botanical spirit. L’Italia con la sua ricca biodiversità in natura è un punto di riferimento mondiale della nuova tendenza pure tra vermouth, amari e aperitivi. «Anche il gin ha perduto la sua connotazione storica legata solo al mondo inglese», scrive Leonardo Leuci del Jerry Thomas Speakeasy di Roma introducendo Anthologin, bibbia made in Italy della bevanda (Guido Tommasi Edito- re, 288 pagine, 28 euro). Del resto, spiega l’autore Maurizio Maestrelli, già nel 1100 la scuola medica di Salerno distillava, seppure per uso medico, il ginepro. La storia ufficiale attribuisce invece all’olandese Franciscus de la Boe l’invenzione del gin, ma molti secoli dopo, nel Seicento. Chissà a chi in futuro verrà riconosciuta la primogenitura dei nuovi botanical spirit?
La numerologia
In Italia sono già tanti, a cavallo tra la vodka aromatizzata e i distillati. Made in Milano è il Farmily, distillato da grano tenero, maggiorana, origano, rosmarino, angelica, coriandolo, pino mugo. Vicino ad Assisi, a Bastia Umbra, è nato da diversi fiori ed erbe aromatiche (principalmente della famiglia delle Ombrellifere) il Mixturae 312 con un forte richiamo alla numerologia. 3 numero perfetto. 1 è il tutto, la completezza. 2 è la polarità di due elementi: bene e male, bianco e nero.
Acqua di Gin è invece il nome dell’etichetta creata a Flavio Esposito (che a Roma Nord opera nel ristorante olfattivo Profumo Spazio Sensoriale) usando un ginepro rosso di forte identità. Perché di ginepri ce ne sono tanti. Dalla pianta altra trenta metri in Virginia («Buono per ardere la legna», scrive Maestrelli) a quello di Arezzo con un intenso aroma di scorza d’arancia, al ginepro fenicio che cresce in Calabria (lo usa Caffo nel suo Emporia).
Tra i gin segnaliamo il toscano Sabatini con nove nuove botaniche della Val di Chiana. Il Selvatiq che alle bacche di ginepro accosta i fiori di tiglio, filipendula e altre erbe nei boschi della Valtellina (anche per bitter e gin). Il GinMare con fiori ed erbe delle isole del mediterraneo (anche uno col bergamotto di Sorrento, dedicato a Capri).
Il guru romagnolo del settore Baldo Baldinini, come da sua tradizione non dichiara le botaniche, perché, dice, «sarà piacere e divertimento di chi beve tentare di capire cosa ci sia» nei suoi due gin Nostradamus (per le donne) e Paracelso (maschile). «Sono delle acque di Colonia da indossare sul palato», afferma Baldinini che ha aspettato tre anni prima di mettere in commercio il «gin perfetto».
Arance amare
Baldinini giudica in modo estremamente positivo il ricorso a nuove botaniche. «Il Mediterraneo ne è ricchissimo – afferma – e spesso sono una marcia in più. Cosa sarebbe, per esempio, una pizza margherita senza una foglia di basilico?». Suggerisce di esaltare negli spirit anche origano e maggiorana, oltre che salvia, rosmarino e lavanda. E poi tutti gli agrumi nei quali la scorza è di fatto già una spezia.
Anche con arancia amara e bergamotto, per esempio, è l’aperitivo Botanicadrink di Nonino (la ricetta di oggi). Arancia amara siciliana (assieme a genziana, artemisia e altre spezie) usa a Licata Giuseppe Antona che prepara i cocktail del bistellato Pino Cuttaia che proprio ha iniziato anche a produrre il suo primo botanical bitter.
La ricetta del Venezian Muse del Danieli Excelsior
Si tratta di un cocktail realizzato con il Nonino Botanical Drink e l’Amaro. È nato al Danieli Excelsior, uno dei luoghi mitici di Venezia dove opera come capo barman Roberto Naccari. È un’esplosione di botaniche e gusto con amaro e aperitivo che si uniscono in un equilibrio di fragranze agrumate e fruttate. La nota finale è quella acidula del sweet and sour.