Ristorante e osteria a ridosso di piazza Trilussa, questo locale è una autentica istituzione. Soprattutto è un luogo dove si respira un’atmosfera genuina nel piatto. Francesco Porcelli, per tutti Checco, con la moglie Diomira era un uomo allegro e spiritoso, gran conoscitore dei migliori vini dei Castelli, Bianchi e Rossi di buona vena che poi trasportava col carretto nella Capitale.
Fu così che, per gusto della sfida, rilevò, era il 1935, in via Benedetta l’Osteria del Burino, imprimendo fin da subito grinta nello stile e grandi sapori ‘doc’ in tavola. Molto amato da intellettuali come Trilussa, il locale guadagnò fama tra i buongustai, diventando presto un punto di riferimento per vip e per gourmet. Negli anni ‘60 Checco salì al Paradiso degli Osti, lasciando al figlio Pippo il compito di continuare.
Poi, dopo un periodo di fermo per rinnovamento, arrivarono Stefania, Susy, Laura e Mira, le nipoti, col preciso progetto di continuare nel solco di una tradizione romana genuina, ma con ampie aperture al mare, una cucina divertente, realizzata rileggendo le ricette antiche e portando in tavola prodotti selezionati con cura.
Il risultato si vede subito dalla croccante bontà dei carciofi alla giudìa, dalla trionfale opulenza dei bombolotti alla gricia o alla amatriciana, ma anche della perfetta ‘spadellatura’ dei classici spaghetti alle vongole. Coda alla vaccinara e ossobuco alla romana sono una tradizione che si prolunga nei golosi involtini, autentico inno al sugo generoso. Un assaggio di baccalà in guazzetto con pinoli e uva passa predispone bene alla chiusura coi dolci, tutti fatti in casa.