Il piacere fresco in bocca ha origini antiche. Sembra che già dal tempo dei Cesari, grazie al ricorso alla neve, fossero in uso miscele raffreddate di acqua e frutta. Così come è probabile siano stati gli arabi, durante la loro presenza in Sicilia, a creare il formato del sorbetto.
Si deve invece alla corte fiorentina dei Medici e alla genialità di Galileo, che inventò un modo di mantenere le temperature fredde, che un proto-gelato comparve nei banchetti, anche in virtù delle invenzioni gastronomiche sul tema del genio eclettico dell’architetto Bernardo Buontalenti.
Il gelato in Europa si deve a un siciliano di Aci Trezza, Francesco Procopio de’ Coltelli che, trasferitosi a Parigi al tempo del Re Sole, aprì un caffè, Le Procope, dove il gelato era protagonista per lo stupore degli aristocratici della corte.
La forma più antica di degustazione del freddo è la grattachecca dei romani, con ghiaccio raschiato da una sbarra, unito a frutta a pezzi con aggiunta eventuale di sciroppo. Lo zucchero, con l’acqua, è base della granita dove i vari componenti “graniscono”, con un effetto rinfrescante.
La differenza col sorbetto? È data dalla quantità maggiore di zucchero che impedisce all’acqua di gelare del tutto e si presenta quindi in forma più fluida. Una variante ancora è data dal cremolato (la crema non c’entra nulla): partenza da un frullato di frutta e zucchero, poi ghiacciato e grattato.