Roma, luogo speciale anche per la cultura gourmet del freddo. Non si tratta solo di un classico antico, di impronta locale come la “grattachecca”, ma del gelato espresso da artigiani di nuova generazione capaci di esprimere la “fusion” tra nuove tecnologie, materia prima e cuore antico.
Ovvio che in una città turistica come la Capitale ci sia un’offerta “tarocca” di prodotti seducenti, gonfi, colorati che non valgono neanche il piccolo pedaggio del prezzo. Vero fenomeno è il numero crescente di artigiani che si spendono per fare, anche di un semplice gelato, un momento gastronomico a tutto tondo, fenomeno di rilievo dato dal progressivo decentramento dei luoghi di qualità, come dire: il piacere del gelato può esprimersi con una forte radice di quartiere che prescinde dall’affluenza nel centro.
Provare per credere la fragola o il variegato alla Nutella di Lubrano a due passi da piazza Bologna o, a poca distanza, l’ottimo Pico, bravissimo con la frutta di stagione. Non sono da meno lo zabaione di Gori a piazza Menenio Agrippa, i gusti super-classici di Pica all’Alberone, o le variazioni eque e solidali di Strawberry Fields, a Centocelle. Ed è decentrato anche Otaleg, impeccabile nel fondere sapore e sorpresa nella sua girandola di gusti. Le gourmandise fredde non sono più solo materia dolce, ma anche provocatoria combinazione salata. Come le bellissime invenzioni di Claudio Torcè, nel suo variegato laboratorio all’Eur.
La ricetta del gelato ai lamponi
Questa ricetta, molto fresca ed estiva, si presta ad essere eseguita con tempi brevi, anche senza bisogno dell’ausilio di una sorbettiera.