Dieta, le ultime news. Dimagrire, anche se poi si recuperano alcuni chili, ha comunque effetti positivi sul cuore e riduce il rischio di infarto, ictus e malattie cardiovascolari. Questo è ciò che emerge da uno studio epidemiologico condotto dall’Università di Oxford e pubblicato sulla rivista Circulation. Lo studio ha analizzato i dati di oltre 50.000 partecipanti provenienti da 124 ricerche diverse sulla salute cardiovascolare, che avevano seguito diverse diete e avevano perso tra 2 e 5 chili di peso. Nonostante alcuni partecipanti abbiano poi recuperato circa un chilo, il rischio di sviluppare malattie cardiache e diabete è comunque diminuito significativamente.
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Many physicians and society as whole believe that diet and exercise are the main stay and primary treatment for obesity. This great study in Circulation (American Heart Association) shows that diet and exercise have persistent impa…https://t.co/6Uvj1JILuO https://t.co/wWIFZ8XYEs
— Dr. Rami Bailony (@RamiBailony) March 29, 2023
Dieta, migliorati tutti i marker
Inoltre, tutti i volontari che avevano perso peso avevano anche migliorato i loro marker di salute, come la pressione sanguigna, i livelli di colesterolo e gli zuccheri nel sangue. La responsabile dello studio, Susan Jeb, ha spiegato che mantenere il peso più basso dopo il dimagrimento blocca gli effetti metabolici negativi sull’organismo, in particolare sul cuore.
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Dieta, allarme su 10 sostanze potenzialmente cancerogene
L’esposizione dei consumatori alle nitrosammine, composti che possono formarsi negli alimenti durante la loro preparazione e la lavorazione, «desta preoccupazione per la salute». Lo scrive l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) in una nota a supporto del nuovo parere scientifico sulla esposizione dei consumatori alle dieci nitrosammine cancerogene che si trovano negli alimenti. Un consumo eccessivo e prolungato di nitriti è associato, secondo gli studi, ad un aumento del rischio dei tumori dello stomaco e dell’esofago.
In generale, le nitrosammine possono formarsi a partire dai nitriti, e il gruppo di alimenti che più contribuisce all’esposizione a queste sostanze sono i prodotti a base di carne. In generale, le nitrosammine possono formarsi in salumi, nel pesce trasformato, nel formaggio, nella salsa di soia, negli oli, nelle verdure trasformate e anche nel latte materno. «Una dieta bilanciata con la più ampia varietà possibile di alimenti – raccomanda Efsa – potrebbe aiutare i consumatori a ridurre l’assunzione di nitrosammine».
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Dieta, la valutazione del rischio
La valutazione del rischio condotta da Efsa, si specifica, è per eccesso. «Per la nostra valutazione dei rischi abbiamo prospettato l’ipotesi peggiore – dichiara Dieter Schrenk, che ha guidato il gruppo di esperti autori del parere – abbiamo cioè ipotizzato che tutte le nitrosammine presenti negli alimenti avessero lo stesso potenziale di causare il cancro nell’uomo come la più dannosa nitrosammina, anche se ciò è improbabile». Applicando questo metodo, la conclusione «è che per tutte le fasce d’età della popolazione dell’Ue il livello di esposizione alle nitrosammine negli alimenti desta preoccupazione per la salute».
Il rapporto Efsa sarà inviato alla Commissione europea che discuterà con gli Stati membri eventuali iniziative legislative. Lo scorso 12 ottobre l’Efsa aveva già segnalato con un primo parere che fosse «molto probabile» che i consumatori europei assumessero nitrosammine dagli alimenti al di sopra del livello di sicurezza. Le nitrosammine erano state infatti trovate in salumi, pesce lavorato, cacao, birra e altre bevande alcoliche, carne cotta, verdure lavorate, cereali, latte e prodotti caseari, o alimenti fermentati, in salamoia e speziati. Alcune nitrosammine sono genotossiche (che possono danneggiare le informazioni genetiche del Dna) e cancerogene.
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