Tutto comincia nel 1896 quando, nel cuore di una Nettuno ancora illuminata a gas per le poco più di tremila anime che la popolavano, Teresa Faraone mette il suo talento di cuoca in una grande sfida: aprire una trattoria. L’insegna fu intitolata ai Cacciatori, categoria pregiata di avventori che al tempo si perdevano nella macchia circostante per tirare a lepri e cinghiali.
Il pesce si sarebbe affermato pian piano, basti pensare al sonetto che D’Annunzio dedica nel 1931 al suo amico, il marchese Arturo della Scala. “Se manchi, qui non ti rimpiazza alcuno/nipote di Can Grande della Scala/te felice che vivi, ora a Nettuno/comprando il fresco pesce sulla cala…”.
Da quegli anni lontani sono passate quattro generazioni della famiglia Faraone, ma il loro locale del centro ha saputo preservare lo spirito delle radici in uno spazio rinnovato curato. Regnano qui Pino Faraone, fantastico ‘padrone’ della sala, profondo conoscitore di gastronomia e di storia locale, e il fratello Francesco, chef di tecnica e sommelier già dai lontani anni ‘90.
La sensibilità dei fratelli si traduce in una proposta vigorosa dove coesistono combinazioni di gusti (da provare, il rotolino di Bresaola di tonno affumicata con ricotta di capra miele di castagno), virtuosismi sulla materia prima con gli impeccabili crudi, sapori decisi e giocosi con le polpettine di fragolino e patate.