Un adulto su sette e un bambino su otto potrebbero avere una dipendenza da UPF, ovvero cibi ultra processati, secondo quanto dichiarato dagli esperti, spinti a richiedere la dicitura “crea dipendenza” sulle etichette di alcuni prodotti.
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Numerosi studi recenti hanno, infatti, messo in correlazione cibi ultra processati come bevande frizzanti, cibi precotti e surgelati o gelati con un aumento del rischio di tumori e malattie cardiache, oltre all’aumento di peso e ciò che ne consegue. Il consumo di questi prodotti a livello globale è in continuo incremento e in particolare in paesi come il Regno Unito e gli Stati Uniti si stima costituiscano più della metà della dieta, secondo quanto riportato da The Guardian.
Tutti questi fattori e le ricerche hanno portato gli scienziati a dichiarare che il consumo di alimenti di questo tipo potrebbe «allinearsi con i criteri di diagnosi legati all’abuso di sostanza che creano dipendenza».
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Cibi ultra processati: cosa dicono le ricerche
I comportamenti che sono comunemente associati a chi soffre di dipendenze, e dunque i criteri attraverso cui gli esperti diagnosticano o meno l’abuso, sono i seguenti: voglie intense, sintomi di astinenza, minore controllo sull’assunzione e uso continuativo nonostante conseguenze negative quali l’obesità, il disturbo da alimentazione incontrollata, salute fisica e mentale in declino e peggioramento della qualità della vita.
Un’analisi di 281 diverse ricerche provenienti da 36 paesi e pubblicata sulla rivista medica BMJ ha scoperto che la dipendenza da cibi ultra processati sarebbe presente nel 14% degli adulti e nel 12% dei bambini.
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Gli accademici hanno affermato che per migliorare le condizioni di salute di tantissimi individui sono necessari dei provvedimenti in ambito politico, clinico e sociale, come ad esempio l’introduzione di una categoria di cibi esplicitamente indicati come “alimenti che creano dipendenza”, in particolare quelli che hanno un’elevata quantità di grassi e carboidrati.
Ashley Gearhardt, professoressa all’Università del Michigan e autrice di alcuni articoli sulla questione, ha dichiarato: «Ci sono prove consistenti e concordi a supporto della validità e della rilevanza a livello clinico della dipendenza da cibo. Comprendere che alcuni tipi di alimenti processati hanno le stesse proprietà delle sostanze che creano dipendenza può aiutare a migliorare la salute delle persone in tutto il mondo».
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Gli additivi alimentari e la necessità di ulteriori studi
Inoltre, l’attenzione crescente sulla tematica sarebbe estremamente utile nello spingere altri ricercatori a condurre studi sull’argomento. Alcuni hanno suggerito una demonizzazione eccessiva e ingiusta nei confronti di questi prodotti, ma tutti gli esperti sono d’accordo sulla necessità di analizzare meglio il fenomeno attraverso nuove ricerche che aiuterebbero a capire le implicazioni sulla salute mondiale.
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Ricercatori provenienti dagli Stati Uniti, dal Brasile e dalla Spagna hanno dichiarato che «i carboidrati raffinati e i grassi aggiunti causano livelli di dopamina extracellulare nel cervello paragonabili a quelli riscontrati in chi fa uso di sostanze quali la nicotina e l’alcol. Questo fattore, in unione con i parallelismi comportamentali, dimostra il potenziale di dipendenza degli UPF».
Gli additivi alimentari potrebbero giocare un ruolo fondamentale nella capacità dei cibi ultra processati di creare dipendenza. Le sostanze additive sono aggiunge agli alimenti per migliorarne il sapore e di per sé non sono problematici a livello di dipendenza, tuttavia «potrebbero diventarlo quando fungono da attivatori degli effetti delle calorie nello stomaco».