Vuole la leggenda antica che al Monte Sacro si recassero gli Auguri per trarre auspici sul futuro. Per certo fu qui che il tribuno della plebe, Menenio Agrippa recitò il celebre apologo che riportò la pace sociale coi plebei in rivolta. In proposito non è dato sapere quale fosse la situazione delle ‘tabernae’ in loco (anche perché ci si trovava molto aldi fuori della cinta muraria dell’Urbe), ma non c’è dubbio che se l’incontro politico si fosse svolto ai nostri giorni il tribuno non avrebbe avuto difficoltà a trovare un ristorante di qualità dove chiudere intorno a un tavolo la questione, come è buona consuetudine anche ai nostri giorni della politica romana.
Troppo facile immaginare supplì e abbacchio alla scottadito nella simpatica osteria che si intitola proprio a Menenio Agrippa, ma anche divertente pensare l’abbuffata da C1b0, luogo modernissimo e fantastico per gli hamburger (ma in fondo, già ai tempi antichi i romani adoravano le polpette con midolla di pane, pinoli e pepe avvolte nell’omento, la rete di maiale). Oppure, in alternativa, a gustare la plebea, buonissima tartare di sugarello ai tavoli di Fish da Francesco. Ma forse, proprio per l’amore degli antichi, non meno che dei pronipoti, peri luoghi della movida, forse Menenio Agrippa avrebbe portato tutti a pranzo in uno dei locali che fioriscono oggi, dinamici e divertenti, a Città Giardino, verso il Ponte Tazio.