Dante “in cucina”
Si narra che Dante avesse memoria di ferro. Un giorno alla domanda su quale fosse per lui il cibo più buono rispose: «L’uovo». Trascorso un anno – o anche più – la stessa persona lo incontrò nuovamente a Firenze e a bruciapelo gli chiese: «Con cosa?». «Col sale», replicò senza esitare, nonostante tutte le vicissitudini trascorse. L’aneddoto (raccontato nel 1975 da Achille Campanile in Storie di uomini illustri) nel dirci della prodigiosa memoria del sommo poeta, parla anche dei suoi gusti semplici in cucina.
Probabilmente è anche alla base dell’antica ricetta napoletana delle “uova in Purgatorio” dove il bianco albume rappresenta le anime che tentano di fuggire dalle fiamme (il rosso pomodoro). Nulla, in effetti, si sa delle passioni alimentari dell’Alighieri. È noto, invece, che al figlio Pietro, in esilio con lui a Verona, il vino piaceva assai, tanto da acquistare una tenuta che ancora oggi porta il suo cognome e produce ottimi vini.
Gli abbinamenti
In assenza di certezze, proviamo a giocare – nient’altro che un gioco – con ricette per santi che gioiscono in Paradiso e peccatori che soffrono le pene dell’Inferno (come il ghiottissimo Ciacco «per la dannosa colpa della gola»). Beata o dannata? La Divina Commedia è servita è il titolo del libro della cuoca torinese Claudia Fraschini (Trenta Editore, 196 pagine, 22 euro) con 40 piatti dedicati ai vizi capitali e alle virtù. Ai momenti di espiazione o agli stati di beatitudine.
Un esempio è il filetto di branzino (la ricetta di oggi) da offrire agli amici epicurei, che Dante colloca all’Inferno nel girone degli eretici. «Per loro – afferma Fraschini – ecco un piatto che per molti è un’eresia, perché mette assieme due pesci diversissimi (branzino e alici), aggiungendo la maionese e il nobile tartufo. Un risultato degno dei più convinti sostenitori dei piaceri della vita».
Ancora per dannati dell’Inferno ecco un truculento sanguinaccio (ma ingentilito alla barbabietola) per chi ha istinti omicidi. La succulenta lingua di bue in bagnetto di pomodori per gli adulatori, visto l’uso improprio che fanno della loro lingua. Agli ipocriti Claudia Fraschini riserva una parmigiana solo apparentemente light (melanzane grigliate e pane carasau invece della panatura). Ai falsari un hamburger vegano. Ai traditori della patria la pizza all’ananas (perché non c’è di peggio del violentare una tradizione). Il fegato alla veneziana si addice a iracondi e invidiosi – siamo in Purgatorio – adusi a mangiarsi il loro organo per la rabbia. Dessert ai liquori e dolci per chi merita il Paradiso.
L’incompiuto Convivio
Tutte ricette comunque impensabili ai tempi di Dante quando si mangiavano carne e cacciagione allo spiedo (poiché non esistevano i forni), maiale e ovini in umido. Irzo, avena e farro sostituivano spesso il pane. La birra era senza luppolo. Non sappiamo, infine, se l’Alighieri sapesse cucinare. Sicuramente però usò metaforicamente l’idea del banchetto nel redigere la sua incompiuta opera storico-filosofica Convivio dove alternò – come scrive su Pantagruel (rivista de La Nave di Teseo) il filosofo Andrea Tagliapietra – «vivande elaborate, ovvero componimenti in versi, e pane, vale a dire commenti in prosa che ne faciliteranno l’assimilazione». La cucina come ricetta per vivere la vita.