La rivoluzione è tangibile. Il pianeta birra è cambiato in maniera profonda negli ultimi dieci anni. Un tempo, gli appassionati dovevano affidarsi al “guru” di turno che divulgava piccole etichette d’autore, ma il mercato conosceva poche varietà. Anche i luoghi della birra prendevano a modello altre latitudini: da un lato i locali di ortodossia austro-bavarese coi taglieri di speck, i wurstel e il goulash, dall’altra i pub di stampo anglosassone, regno delle birre scure e dei burgers.
Oggi, invece, sempre più spesso capita di trovare chef pluristellati come il sublime Massimo Bottura della Francescana di Modena, che non ha esitato a mettere in carta delle birre di alta gamma da combinare ai suoi piatti. Sono cresciuti i consumatori, ma soprattutto è cresciuto il mercato.
È infatti dalla seconda metà degli anni ’90 che si è sviluppato il fenomeno delle birre artigianali italiane, grazie a pionieri come il piemontese Teo Musso del Baladin e il lombardo Agostino Arioli del Birrificio Italiano, anche sull’onda di un fenomeno nato negli anni ’60 in California con l’Anchor Brewing.
Il risultato è stata una proliferazione appassionata di micro-birrifici intelligenti che hanno saputo testimoniare anche in questo campo l’eccellenza del made in Italy.
La Ricetta dello stinco di maiale alla birra di Annibale Mastroddi, Antica Macelleria Annibale – Roma
“Ai miei tempi non c’erano tutte queste birre che girano oggi: si andava sul semplice… ma dovevate vedere quanto usciva gustoso un piatto classico come lo stinco di maiale impreziosito dalla birra”, racconta Annibale Mastroddi, macellaio guru di via di Ripetta.