Dai tempi di Emmer è passato più di mezzo secolo, ma se si guarda alle trasformazioni della cucina lo stacco temporale sembra ancora più pronunciato. Da quel 1950 è cambiata tutta una cultura del cibo.
Lo “sfuso” romantico ha lasciato il posto a strutturate carte dei vini mentre, anche sull’onda della dilagante cultura fusion e della moda dei sapori alla giapponese, il crudo è diventato un protagonista irrinunciabile di un pranzo di pesce che si rispetti, oltre che biglietto da visita dello chef. Fiumicino e Anzio, Formia e Terracina, hanno assunto un ruolo di tutto rilievo nel fornire materia prima di assoluta qualità e bontà.
Ne deriva una grandissima varietà di sapori. Ne sa qualcosa a Romolo al Porto ad Anzio Walter Regolanti, guru di una cucina raffinata che si mangia anche con le mani, lungo un fil rouge che lega il mare al cliente: provare per credere l’incredibile crudo di tracina. Gianfranco Pascucci, nel suo locale di Fiumicino, con la cucina gioca su tecniche, sapori, contaminazioni, anche grazie alla collaborazione con l’Oasi di Burano, gestita dal WWF per una materia prima assoluta.
Fiumicino al pari di Anzio è luogo gourmet con molti approdi. Primo, lo stellato Tino di Ostia con le sue stuzzicanti provocazioni del gusto. Meritano la citazione L’Incannucciata di Daniele Mari, ottimo cocktail e rapporto prezzo-qualità, L’Osteria dell’Orologio, con convincenti percorsi di sapore pesce povero compreso.
La ricetta delle patate e arzilla dello chef Walter Regolanti, Romolo al Porto – Anzio
Walter Regolanti, chef di Romolo al Porto di Anzio, è capace come pochi a convocare 200 clienti tutti insieme a grandi percorsi gourmet.