Il “piacere piccante” è più che mai di moda. Basterebbe un salto al mercato di Campo de’ Fiori ai mitici banchi di Sandro e di Claudio per rendersi conto che i consumatori ormai vogliono raffinatezze esotiche asiatiche o messicane. Variètà straordinarie si schiudono al gourmet nel suk del mercato di piazza Vittorio, e nei generosi scaffali del cosmopolita Castroni.
Mitica una bottega all’angolo con la piazza delle Tartarughe specializzata in polveri, paste, salse prodotte da un’azienda toscana, Peperita, che va da gradi gentili all’Himalaya rovente dei vari Naga Morich e Trinidad Scorpion. Esperienze di piccante esotico non mancano a Roma. I locali tex-mex hanno la loro salsina indiavolata (ottimo il messicanissimo El Pueblo), meritano gli indiani, le proposte Sichuan della cucina cinese di Green T., i grandi curry della fusion thailandese, di Sukhothai.
C’è la pattuglia grintosa degli chef romani, capaci di trasformare in piatto d’autore classici da serata easy. Come le strepitose penne all’arrabbiata di Alberto Collacchio che sta riportando a fasti gourmet Al 59. Idem per gli spaghetti aglio olio e peperoncino che strizzano l’occhio, bella proposta di Benito, osteria moderna guidata da Nicola Delfino.
Capitolo a parte, Massimo Riccioli, alla guida della Rosetta, capace come pochi di animare un piatto con fremiti piccanti. Come i suoi spaghetti alle vongole, tosti e insuperabili.