Nonostante la movida disordinata e rumorosa del Tritone, la città offre angoli inaspettati di rifugio gastronomico. La cucina emiliana doc, una delle prime a sbarcare a Roma (basti pensare al Bolognese o alla Cesarina) si esprime in un trionfo di pasta fresca, fatta ancora all’antica, delle Colline Emiliane, attente a conservare in carta anche più di un piatto romano doc. A poca distanza, amatriciana e ribollita coesistono da Tullio, uno dei primi ristoranti toscani sbarcati a Roma, e oggi solido indirizzo ‘borghese’ celebre per le sue carni e, in stagione, per i trionfi di funghi e porcini. Ma, in breve percorso, ci si può trovare fino in Giappone con le modernissime interpretazioni del sushi di Elements, luogo di piacevole intimità minimal-chic.
La gioiosa ‘caciara’ da tavolata in famiglia o con gli amici è il punto di forza dell’Hostaria Romana dove dai carciofi all’abbacchio, dalla carbonara ai saltimbocca, tutto ha il profumo delle buone cose di casa. Presidia il territorio anche una presenza stellata: lo chef, Andrea Pasqualucci, è giovane e bravo, ma soprattutto c’è alla regia un professionista di straordinaria capacità come Gastone Pierini. Così, il suo Moma spazia dal breakfast all’aperitivo, dalla colazione di lavoro alla serata gourmet in una cornice di sobria eleganza e di saggia creatività dei piatti.