Ormai, persino intorno a San Pietro, è difficile imbattersi nelle celebri fettuccine alla papalina. Una sorta di proto-carbonara inventate per il cardinale Pacelli e basate su un mix di panna, prosciutto e Parmigiano. Ma non è difficile invece trovare ancora una gagliarda cucina romanesca senza ammiccamenti turistici. Basta una sosta da Romolo alla Mole Adriana, con grandi viste sul Passetto di Borgo, ma anche con una carbonara a regola d’arte e con una notevole crostata di mele, per rendersene conto.
La vecchia sala delle udienze papali nell’immediato dopoguerra, poi Auditorium di via della Conciliazione, è oggi un concentrato di modernità, ritmo e cucina dinamica col cuore antico. Lo chef Arcangelo Dandini è bravissimo a stuzzicare il palato. Il valore aggiunto di un ambiente cool che si presta a un notevole aperitivo coi cocktail di Massimo D’Addezio.
Un caso molto bello è quello di Cresci. A due passi dalla Sala Nervi dove è stato mantenuto in vita l’antico forno di quartiere con tanta passione e nuove idee, associandolo a un locale dove il pane e l’arte bianca si affacciano in ogni ricetta. Ma intorno a San Pietro regna anche Dioniso. Ci pensa il vulcanico Gianni Ruggiero con la sua selezione di vini intelligenti associati a focacce, taglieri e sapori genovesi e romani.